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Della Pittura

Alberti Leon Battista

LIBRO PRIMO

1. Scrivendo de pictura in questi brevissimi comentariacciò che 'lnostro dire sia ben chiaropiglieremo dai matematici quelle cose in prima qualealla nostra matera apartengano; e conosciutolequanto l'ingegno ci porgeràesporremo la pittura dai primi principi della natura. Ma in ogni nostrofavellare molto priego si consideri me non come matematico ma come pittorescrivere di queste cose. Quelli col solo ingegnoseparata ogni materamesuranole forme delle cose. Noiperché vogliamo le cose essere poste da vedereperquesto useremo quanto dicono più grassa Minervae bene stimeremo assai se inqualunque modo in questa certo difficile e da niuno altro che io sappi descrittamaterachi noi leggerà intenderà. Adunque priego i nostri detti sieno come dasolo pittore interpretati.

2. Dico in principio dobbiamo sapere il punto essere segno quale non si possadividere in parte. Segno qui appello qualunque cosa stia alla superficie permodo che l'occhio possa vederla. Delle cose quali non possiamo vedereneunonega nulla apartenersene al pittore. Solo studia il pittore fingere quello sivede. E i puntise in ordine costati l'uno all'altro s'agiungonocrescono unalinea. E apresso di noi sarà linea segno la cui longitudine si può dividerema di larghezza tanto sarà sottile che non si potrà fendere. Delle lineealcuna si chiama drittaalcuna flessa. La linea ritta sarà da uno punto ad unaltro dritto tratto in lungo segno. La flessa linea sarà da uno punto ad unaltro non drittoma come uno arco fatto segno. Più lineequasi come nellatela più fili accostatifanno superficie. Ed è superficie certa parte estremadel corpoquale si conosce non per la sua alcuna profonditàma solo per sualongitudine e latitudine e per sue ancora qualità. Delle qualità alcune cosìstanno perpetue alla superficie chese non alteri la superficienulla indipossano muoversi. Altre sono qualità taliche rimanendo il medesimo esseredella superficiepur così giaciono a vederle che paiono a chi le guardamutate. Le qualità perpetue sono due. L'una si conosce per quello ultimo orloquale chiuda la superficiee sarà questo orlo chiuso d'una o di più linee.Sarà una la circulare; saranno più come una flessa e una rettao insieme piùdritte linee. Sarà circulare quella quale inchiude uno circolo. Sarà circoloforma di superficie quale una intera linea quasi come una ghirlanda l'avvolge; ese qui in mezzo sarà uno puntoqualunque linea da questo punto sino allaghirlanda sarà d'una mensura all'altre equalee questo punto in mezzo sichiama centrico. Quella linea drittala quale coprirà il punto e taglierà indue luoghi il circolosi dice appresso de' matematici diamitro. Noi giovichiamarla centrica. E qui sia da' matematici persuaso quanto essi diconocheniuna linea segna alla ghirlanda del circolo angoli equali se non quella unaquale dritta cuopra il centro.

3. Ma torniamo alla superficie. Qui vedi che mutato l'andare dell'orlo lasuperficie muta e faccia e nomee quello si dicea triangolo ora si diràquadrangolo o di più canti. Dicesi mutato l'orlo se le linee o vero gli angolisaranno più o menopiù lunghipiù cortipiù acuti o più ottusi. Questoluogo ammonisce si dica degli angoli. Dico angolo essere certa estremità disuperficiefatto da due linee quali l'una l'altra seghi. Sono tre generid'angoli: rettoottusoacuto. L'angolo retto sarà uno de' quattro fatti dadue rette linee ove l'una sega l'altra in modo che di loro ciascuno sia equaleall'altro. Di qui si dice che tutti gli angoli retti sono a sé equali. L'angoloottuso è quello che sia maggiore che il rettoe quello che sia minore che ilretto si chiama acuto.

4. Ancora ritorniamo alle superficie. Sia persuasoquanto all'orlo sue lineee angoli non si mutanotanto sarà medesima superficie. Abbiamo adunque mostrouna qualità che mai si parte datorno dalla superficie. Abbiamo a diredell'altra qualità quale sta quasi come buccia sopra tutto il dosso dellasuperficie. Questa si divide in tre. Sono alcune superficie pianealcune cavatein dentroalcune gonfiate fuori e sperice; e a questa agiugni la quarta qualesia composta da due di queste. La superficie piana sarà quella qualesopratrattoli uno regolo dirittoad ogni parte se l'acosterà; a questa molto stasimile la superficie dell'acqua. Sperica superficia s'assomiglia al dosso dellaspera. Dicono la spera essere uno corpo ritondovolubile in ogni partein cuimezzo siede uno puntodal quale punto qual si sia parte estrema di quel corpoall'altre simile sia distante. La superficie cavata sarà dentrosotto l'ultimoestremo della superficiespericaquasi come drento il guscio dell'uovo. Lasuperficie composta sarà quella che per uno verso sia pianaper un altro versosia cavata o spericaqual sono drento i cannoni e di fuori le colonne.

5. Adunque l'orlo e dorso danno suoi nomi alle superficie. Ma le qualità perle qualinon alterata la superficie né mutatoli suo nomepure possono parerealteratesono duequali pigliano variazione per mutazione del luogo o de'lumi. Diciamo prima del luogopoi de' lumie investighiamo in che modo perquesto le qualità alla superficie paiano mutate. Questo s'apartiene alla forzadel vedereimperò che mutato il sito le cose parranno o maggiori o d'altroorlo o d'altro colorequali tutte cose misuriamo col vedere. Cerchiamo a questesue ragioni cominciando dalla sentenza de' filosafii quali affermano misurarsile superficie con alcuni razzi quasi ministri al vederechiamati per questovisiviquali portino la forma delle cose vedute al senso. E noi qui imaginiamoi razzi quasi essere fili sottilissimi da uno capo quasi come una mappa moltostrettissimi legati dentro all'occhio ove siede il senso che vedee quivi quasicome tronco di tutti i razzi quel nodo estenda drittissimi e sottilissimi suoivirgulti per insino alla opposita superficie. Ma fra questi razzi si truovadifferenza necessaria a conoscere. Sono loro differenze quanto alla forza equanto all'officio. Alcuni di questi razzi giugnendo all'orlo delle superficiemisurano sue tutte quantità. Adunque perché così cozzano l'ultime ed estremeparti della superficienominiàlli estremi o vuoi estrinsici. Altri razzi datutto il dorso della superficie escono sino all'occhioe questi hanno suoiofficiperò che da que' colori e que' lumi accesi dai quali la superficiesplendeempiono la pirramide della quale più giù diremo al suo luogo: equesti così si chiamino razzi mediani. Ecci fra i razzi visivi uno dettocentrico. Questoquando giugne alla superficiefa di qua e di qua torno a séangoli retti ed equali. Dicesi centrico a similitudine di quella sopradettacentrica linea. Adunque abbiamo trovato tre differenze di razzi: estremimediani e centrici.

6. Ora investighiamo quanto ciascuno razzo s'adoperi al vedere. Prima diremodegli estremipoi de' mezzanie ivi apresso del centrico. Coi razzi estremi simisurano le quantità. Quantità si chiama ogni spazio super lasuperficie qual sia da uno punto dell'orlo all'altro. E misura l'occhio questequantità con i razzi visivi quasi come con un paio di seste. E sono in ognisuperficie tante quantità quanti sono spazi tra punto e puntoperò chel'altezza dal basso in sula larghezza da man destra a sinistrala grossezzatra presso e lunge e qualunque altra dimensione vel misurazione si facciaguatandoa quella s'adopera questi razzi estremi. Onde si suole dire che alvedere si fa triangolola base del quale sia la veduta quantità e i lati sonoquesti razzii quali dai punti della quantità si estendono sino all'occhio. Edè certissimo niuna quantità potersi sanza triangolo vedere. Gli angoli inquesto triangolo visivo sono prima i due punti della quantità; il terzoqualesia opposto alla basesta drento all'occhio. Sono qui regole: quanto all'occhiol'angolo sarà acutotanto la veduta quantità parrà minore. Di qui si conoscequal cagione facci una quantità molto distante quasi parere non maggiore cheuno punto. E benché così siapure si truova alcuna quantità e superficia diqualequanto più li sia pressomeno ne vedie da lunge ne vegga molto piùparte. Vedesi di questo pruova nel corpo sperico. Adunque le quantità per ladistanza paiono maggiori e minori. E chi ben gusta quello che detto ècredointenda come mutato l'intervallo i razzi estrinsici divenghino medianie cosìi mediani estrinsici; e intenderàdove i mediani razzi sieno fatti estrinsicisubito quella quantità parere minoree contrarioquando i razzi estremisaranno dentro all'orlo adirittiquanto più distanti dall'orlotanto parràla veduta quantità maggiore.

7. Qui soglio io appresso ad i miei amici dare simile regola: quanto a vederepiù razzi occupitanto ti pare quel che si vede maggioree quanto meno razzitanto minore. E questi razzi estrinsici così circuendo la superficie che l'unotocchi l'altrochiuggono tutta la superficie quasi come vetrici ad una gabbiae fanno quanto si dice quella pirramide visiva. Adunque mi pare da dire che cosasia pirramidee a che modo sia da questi razzi construtta. Noi la discriveremoa nostro modo. La pirramide sarà figura d'uno corpo dalla cui base tutte lelinee diritte tirate su terminano ad uno solo punto. La basa di questa pirramidesarà una superficie che si vede. I lati della pirramide sono quelli razzi iquali io chiamai estrinsici. La cuspidecioè la punta della pirramidestadrento all'occhio quivi dov'è l'angulo delle quantità. Sino a qui dicemmo deirazzi estrinsici dai quali sia conceputa la pirramidee parmi provato quantodifferenzi una più che un'altra distanza tra l'occhio e quello che si vegga.Seguita a dire dei razzi mediani quali sono quella moltitudine nella pirramidedentro ai razzi estrinsici; e questi fanno quanto si dice il cameleoneanimaleche piglia d'ogni a sé prossima cosa coloreimperò che da dove toccano lesuperficie perfino all'occhiocosì pigliano colori e lume qual sia allasuperficieche dovunque li rompesseper tutto li troveresti per uno modoluminati e colorati. E di questo si pruova che per molta distanza indebiliscono.Credo ne sia ragione checarichi di lume e di coloretrapassano l'aere qualeumido di certa grassezzastracca i carichi razzi. Onde traemmo regola: quantomaggiore sarà la distanzatanto la veduta superficie parrà più fusca.

8. Restaci a dire del razzo centrico. Sarà centrico razzo quello uno soloquale sì cozza la quantità che di qua e di qua ciascuno angolo sia all'altroequale. Questo uno razzofra tutti gli altri gagliardissimo e vivacissimofache niuna quantità mai pare maggiore che quando la ferisce. Potrebbesi diquesto razzo dire più cosema basti che questo unostivato dagli altri razziultimo abandona la cosa veduta; onde merito si può dire prencipe de'razzi. Parmi avere dimostrato assai chemutato la distanza e mutato il porredel razzo centricosubito la superficie parrà alterata. Adunque la distanza ela posizione del centrico razzo molto vale alla certezza del vedere. Ecci ancorauna terza qual facci parere la superficie variata. Questo viene dal ricevere illume. Vedesi nelle superficie speriche e concavesendo ad uno lumehannoquesta parte oscura e quella chiara; e bene che sia quella medesima distanza eposizione di centrica lineaponendo il lume altrove vedrai quelle partiqualiprima erano chiareora essere oscuree quelle chiare quali erano oscure; edove attorno fussino più lumisecondo loro numero e forza vedresti più macoledi chiarore e di oscuro.

9. Questo luogo m'amonisce a dire de' colori insieme e de' lumi. Parmimanifesto che i colori pigliano variazione dai lumipoi che ogni colore postoin ombra pare non quello che è nel chiarore. Fa l'ombra il colore fuscoe illume fa chiaro ove percuote. Dicono i filosafi nulla potersi vedere quale nonsia luminato e colorato. Adunque tengono gran parentado i colori coi lumi afarsi vederee quanto sia grande vediloche mancando il lume mancano i colorie ritornando il lume tornano i colori. Adunque parmi da dire prima de' coloripoi investigheremo come sotto il lume si varino. Parliamo come pittore. Dico perla permistione de' colori nascere infiniti altri colorima veri colori soloessere quanto gli elementiquattrodai quali più e più altre spezie d colorinascono. Fia colore di fuoco il rossodell'aere celestrinodell'acqua ilverdee la terra bigia e cenericcia. Gli altri coloricome diaspri e porfidisono permistione di questi. Adunque quattro sono generi di colorie fannospezie sue secondo se gli agiunga oscuro o chiarorenero o biancoe sono quasiinnumerabili. Veggiamo le fronde verzose di grado in grado perdere la verduraper insino che divengono scialbe; simile in aere circa all'orizzonte non raroessere vapore bianchiccioe a poco a poco seguirsi perdendo. E nelle roseveggiamo ad alcune molta porporaalcune simigliarsi alle gote delle fanciullealcune allo avorio. E così la terra secondo il bianco e 'l nero fa suo speziedi colore.

10. Adunque la permistione del bianco non muta e' generi de' colorima benfa spezie. Così il nero colore tiene simile forza con sua permistione farequasi infinite spezie di colori. Vedesi dall'ombra i colori alterati: crescendol'ombra s'empiono i colorie crescendo il lume diventano i colori più aperti echiari. Per questo assai si può persuadere al pittore che 'l bianco e 'l neronon sono veri colorima sono alterazione degli altri coloriperò che ilpittore truova cosa niuna con la quale egli ripresenti l'ultimo lustro de' lumialtro che il biancoe così solo il nero a dimostrare le tenebre. Aggiugni chemai troverai bianco o neroil quale non sia sotto qualcuno di quelli quattrocolori.

11. Seguita de' lumi. Dico de' lumi alcuno essere dalle stellecome dalsoledalla luna e da quell'altra bella stella Venere. Altri lumi sono daifuochi. Ma tra questi si vede molta differenza. Il lume delle stelle fa l'ombrapari al corpoma il fuoco le fa maggiori. Rimane ombra dove i razzi de' lumisono interrotti. I razzi interrotti o ritornano onde vennonoo s'adirizzanoaltrove. Vedilo' adiritti altrove quandoaggiunti alla superficie dell'acquaferiscono i travi della casa. Circa a queste reflessioni si potre' dire piùcosequali apartengono a quelli miracoli della pitturaquali più mieicompagni videro da me fatti altra volta in Roma. Ma basti qui che questi razziflessi seco portano quel colore quale essi truovano alla superficie. Vedilo chechi passeggia su pe' prati al sole pare nel viso verzoso.

12. Dicemmo sino a qui delle superficie; dicemmo de' razzi; dicemmo in chemodo vedendo si facci pirramide; provammo quanto facci la distanza e posizionedel razzo centricoinsieme e ricevere de' lumi. Orapoi che ad uno sologuardare non solo una superficie si vede ma piùinvestigheremo in che modomolte insieme giunte si veggano. Vedesti che ciascuna superficie in sé tienesua pirramidecolori e lumi. Ma poi che i corpi sono coperti dalle superficietutte le vedute insieme superficie d'uno corpo faranno una pirramide di tanteminori pirramide gravida quanto in quello guardare si vedranno superficie. Madirà qui alcuno: «Che giova al pittore cotanto investigare?» Estimi ognipittore ivi sé essere ottimo maestroove bene intende le proporzioni eagiugnimenti delle superficie; qual cosa pochissimi conosconoe domandando insu quella quale e' tingono superficie che cosa essi cercano di faredirantiogni altra cosa più a proposito di quello di che tu domandi. Adunque priego glistudiosi pittori non si vergognino d'udirci. Mai fu sozzo imparare da chi si siacosa quale giovi sapere. E sappiano che <quando> con sue linee circuisconola superficiee quando empiono di colori e' luoghi descrittiniun'altra cosacercarsi se non che in questa superficia si representino le forme delle cosevedutenon altrimenti che se essa fusse di vetro tralucente tale che lapirramide visiva indi trapassasseposto una certa distanzacon certi lumi ecerta posizione di centro in aere e ne' suoi luoghi altrove. Qual cosa cosìesseredimostra ciascuno pittore quando sé stessi da quello dipigne sé pone alungedutto dalla naturaquasi come ivi cerchi la punta e angolo dellapirramideonde intende le cose dipinte meglio remirarsi. Ma ove questa solaveggiamo essere una sola superficieo di muro o di tavolanella quale ilpittore studia figurare più superficie comprese nella pirramide visivaconverralli in qualche luogo segare a traverso questa pirramidea ciò chesimili orli e colori con sue linee il pittore possa dipignendo espriemere. Qualcosa se così è quanto dissiadunque chi mira una pittura vede certaintersegazione d'una pirramide. Sarà adunque pittura non altro cheintersegazione della pirramide visivasicondo data distanzaposto il centro econstituiti i lumiin una certa superficie con linee e colori artificiose representata.

13. Ora poi che dicemmo la pittura essere intercisione della pirramideconvienci investigare qualunque cosa a noi faccia questa intersegazioneconosciuta. Convienci avere nuovo principio a ragionare delle superficiedallequali dicemmo che la pirramide usciva. Dico delle superficie alcuna essere interra riversa e giacerecome i pavimenti e i solari degli edifici e ciascunasuperficia quale equalmente da questa sia distante. Altre stanno apoggiate inlatocome i pareti e l'altre superficie collineari ad i pareti. Le superficieequalmente fra sé distanti sarannoquando la distanza fra l'una e l'altra inciascuna sua parte sarà equale. Collineari superficie saranno quellequali unadiritta linea in ogni parte equalmente toccheràcome sono le faccie de'pilastri quadri posti ad ordine in uno portico. E sono queste cose da essereaggiunte a quelle quali di sopra dicemmo alle superficie. E a quelle cose qualidicemmo de' razzi intrinsiciestrinsici e centricie a quelle dicemmo dellapirammideaggiugni la sentenza de' matematicionde si pruova chese unadritta linea taglia due lati d'uno triangoloe sia questa lineaqualora fatriangoloequidistante alla linea del primo e maggiore triangolocerto saràquesto minore triangolo a quel maggiore proporzionale. Tanto dicono imatematici.

14. Ma noiper fare più chiaro il nostro direparleremo in questo piùlargo. Conviensi intendere qui che cosa sia proporzionale. Diconsi proporzionaliquelli triangoli quali con suo lati e angoli abbiano fra sé una ragione cheseuno lato di questo triangolo sarà in lunghezza due volte più che la base el'altro treogni triangolo simileo sia maggiore o sia minoreavendo unamedesima convenienza alla sua basesarà a quello proporzionale: imperò chequale ragione sta da parte a parte nel minore triangoloquella ancora stamedesima nel maggiore. Adunque tutti i triangoli così fatti saranno fra séproporzionali. E per meglio intendere questouseremo una similitudine. Vedi unopicciolo uomo certo proporzionale ad uno grande; imperò che medesimaproporzionedal palmo al passo e dal piè all'altre sue parti del corpofu inEvandro qual fu in Ercolequale Aulo Gelio conietturava essere stato grandesopra agli altri uomini. Né simile fu nel corpo di Ercole proporzione altra chenei membri d'Anteo giganteove all'uno e all'altro si congiugneva con pariragioni e ordini dalla mano al cubito e dal cubito al capoe così poi ogni suomembro. Simile truovi ne' triangoli misuraper la quale il minore al maggioresiaeccetto che nella grandezzaequale. E se qui bene sono intesoistatuiròcoi matematici quanto a noi s'apertengache ogni intercesione di qual siatriangolopure che sia equidistante dalla basefa nuovo triangoloproporzionale a quello maggiore. E quelle cose quali fra sé sienoproporzionaliin queste ciascune parti corrispondono; ma dove siene diverse epoco corrispondano le partiquesti sono certo non proporzionali.

15. E sono parte del triangolo visivoquanto ti dissii razzii qualicerto saranno nelle quantità proporzionaliquanto al numeroparie in le nonproporzionalinon pari; imperò che una di queste non proporzionali quantitàoccuperà razzi o più o meno. Vedesti adunque come uno minore triangolo siaproporzionale ad uno maggioree imparasti dai triangoli farsi la pirramidevisiva. Pertanto traduchiamo il nostro ragionare a questa pirramide. Ma siapersuaso che niuna quantità equidistante dalla intercesione potere nellapittura fare alcuna alterazione: imperò che esse sono in ogni equedistanteintersegazione pari alle sue proporzionali. Quali cose sendo cosìne seguitachenon alterate le quantità onde se ne fa l'orlosarà del medesimo orlo inpittura niuna alterazione. E così resta manifesto che ogni intersegazione dellapirramide visivaqual sia alla veduta superficie equedistantesarà a quellaguardata superficie proporzionale.

16. Dicemmo delle superficie proporzionali alla intercesionecioèequedistante dalla dipinta superficie. Ma poi che molte superficie si truovanonon equedistanticonviensi di queste avere diligente investigazioneacciò chetutta la ragione della intersegazione sia manifesta. Sarebbe cosa lungadifficile e oscura in queste intersegazione di triangoli e di pirramide seguireogni cosa con la regola de' matematici. Seguiremo dicendo pure come pittore.

17. Recitiamo delle quantità non equedistanti brevissimequali conosciutefacile conosceremo le superficie non equedistante. Delle quantità nonequedistante alcune sono ad i razzi visivi collinearialtre sono ad alcunirazzi visivi equedistanti. Le quantità ad i razzi visivi collineariperchénon fanno triangolo né occupano numero di razziadunque niuno luogo hanno allaintersegazione. Ma le quantità ad i razzi visivi equedistantiquanto l'angoloquale è maggiore nel triangolo alla base sarà più ottusotanto quellaquantità meno occuperà dei razzi e per questo alla intersegazione meno spazio.Dicemmo a torno coprirsi la superficie dalle quantità; ma ove non raro avvieneche in una superficie sarà qualche quantità equedistante dalla intersegazionequella così fatta quantità certo nella pittura farà niuna alterazione. Quellevero quantità non equedistantequanto aranno l'angolo alla base maggioretanto più faranno alterazione.

18. E conviensi a queste dette cose agiugnere quella oppinione de' filosafie' quali affermanose il cielole stelleil mare e i montie tutti glianimali e tutti i corpi divenissonocosì volendo Iddiola metà minorisarebbe che a noi nulla parrebbe da parte alcuna diminuta. Imperò che grandepicciololungobrievealtobassolargostrettochiarooscuroluminosotenebrosoe ogni simile cosaquale perché può essere e non essere agiuntaalle coseperò quelle sogliono i filosafi appellarle accidentisono sì fatteche ogni loro cognizione si fa per comperazione. Disse Virgilio Enea vedersisopra gli uomini tutte le spallequale posto presso a Polifemo parrebbe unopiccinacolo. Niso e Eurialo furono bellissimiquali comparati a Ganimede rattodagli iddiiforse parrebbono sozzi. Appresso degl'Ispani molte fanciulle paionobiancoseche appresso a' Germani sarebbono fusche e brune. L'avorio e l'argentosono bianchiquali posti presso al cigno o alla neve parrebbono palidi. Perquesta ragione nella pittura paiono cose splendidissime ove sia quivi buonaproporzione di bianco a nerosimile a quella sia nelle cose dal luminosoall'ombroso. Così queste cose tutte si conoscono per comperazione. In sé tienequesta forza la comperazioneche subito dimostra in le cose qual sia piùqualmeno o equale. Onde si dice grande quello che sia maggiore che questo piccioloe grandissimo quello che sia maggiore che questo grande; lucido qual sia piùchiaro che questo oscurolucidissimo quale sia più chiaro che questo chiaro. Efassi comperazione in prima alle cose molto notissime. E dove a noi sia l'uomofra tutte le cose notissimoforse Protagoradicendo che l'uomo era modo emisura di tutte le coseintendea che tutti gli accidenti delle cosecomparatifra gli accidenti dell'uomo si conoscessero. Questo che io dico appartiene adare ad intendere chequanto bene i piccioli corpi sieno dipinti nella pitturaquesti parranno grandi e piccioli a comparazione di quale ivi sia dipinto uomo.E parmi che Timantes pittore fra gli altri antiqui gustasse questa forza dicomparazioneil quale in una picciola tavoletta dipingendo uno Ciclope giganteadormentatofece ivi alcuni satiri iddii quali a lui misuravano il dito grossotale che comparando colui che giacea a questi satiri parea grandissimo.

19. Persino a qui dicemmo tutto quanto apartenga alla forza del vedereequanto s'apartenga alla intersegazione. Ma poi che non solo giova sapere checosa sia intersegazionema conviene al pittore sapere intersegaredi ciòdiremo. Qui sololassato l'altre cosedirò quello fo io quando dipingo. Principiodove io debbo dipingere scrivo uno quadrangolo di retti angoli quanto grande iovoglioel quale reputo essere una finestra aperta per donde io miri quello chequivi sarà dipinto; e quivi ditermino quanto mi piaccino nella mia pitturauomini grandi; e divido la lunghezza di questo uomo in tre partiquali a meciascuna sia proporzionale a quella misura si chiama braccioperò checommisurando uno comune uomo si vede essere quasi braccia tre; e con questebraccia segno la linea di sotto qual giace nel quadrangolo in tante parti quantone riceva; ed èmmi questa linea medesima proporzionale a quella ultima quantitàquale prima mi si traversò inanzi. Poi dentro a questo quadrangolodove a mepaiafermo uno punto il quale occupi quello luogo dove il razzo centricoferiscee per questo il chiamo punto centrico. Sarà bene posto questo puntoalto dalla linea che sotto giace nel quadrangolo non più che sia l'altezzadell'uomo quale ivi io abbia a dipignereperò che così e chi vede e ledipinte cose vedute paiono medesimo in suo uno piano. Adunque posto il puntocentricocome dissisegno diritte linee da esso a ciascuna divisione postanella linea del quadrangolo che giacequali segnate linee a me dimostrino inche modoquasi persino in infinitociascuna traversa quantità seguaalterandosi. Qui sarebbono alcuni i quali segnerebbono una linea a traversoequedistante dalla linea che giace nel quadrangoloe quella distanzaquale orafusse tra queste due lineedividerebbono in tre parti; e presone le dueatanta distanza sopracignerebbono un'altra lineae così a questa agiugnerebbonoun'altra e poi un'altrasempre così misurando che quello spazio diviso in trequal fusse tra la prima e la secondasempre una parte avanzi lo spazio che siafra la seconda e la terza; e così seguendo farebbe che sempre sarebbono lispazi superbipartienticome dicono i matematiciad i suoi seguenti. Questiforse così farebbonoquali bene che seguissero a loro ditto buona via dadipignerepure dico errerebbono; però che ponendo la prima linea a casobenchél'altre seguano a ragionenon però sanno ove sia certo luogo alla cuspidedella pirramide visivaonde loro succedono errori alla pittura non piccioli.Aggiugni a questo quanto la loro ragione sia viziosaove il punto centrico siapiù alto o più basso che la lunghezza del dipinto uomo. E sappi che cosa niunadipinta mai parrà pari alle veredove non sia certa distanza a vederle. Ma diquesto diremone sue ragionise mai scriveremo di quelle dimostrazioni qualifatte da noigli amiciveggendole e maravigliandosichiamavano miracoli. Iviciò che sino a qui dissi molto s'apartiene. Adunque torniamo al nostroproposito.

20. Trovai adunque io questo modo ottimo così in tutte le cose seguendoquanto dissiponendo il punto centricotraendo indi linee alle divisioni dellagiacente linea del quadrangolo. Ma nelle quantità trasversecome l'una seguitil'altra così conosco. Prendo uno picciolo spazio nel quale scrivo una dirittalineae questa divido in simile parte in quale divisi la linea che giace nelquadrangolo. Poi pongo di sopra uno punto alto da questa linea quanto nelquadrangolo posi el punto centrico alto dalla linea che giace nel quadrangoloeda questo punto tiro linee a ciascuna divisione segnata in quella prima linea.Poi constituisco quanto io voglia distanza dall'occhio alla pitturae ivisegnoquanto dicono i matematiciuna perpendiculare linea tagliando qualunquetruovi linea. Dicesi linea perpendiculare quella linea drittaquale tagliandoun'altra linea diritta fa appresso di sé di qua e di qua angoli retti. Questacosì perpendiculare linea dove dall'altra sarà tagliatacosì mi darà lasuccessione di tutte le trasverse quantità. E a questo modo mi truovo descrittotutti e' paralelicioè le braccia quadrate del pavimento nella dipinturaquali quanto sieno dirittamente descritti a me ne sarà indizio se una medesimaritta linea continoverà diamitro di più quadrangoli descritti alla pittura.Dicono i matematici diamitro d'uno quadrangolo quella retta linea da uno angoload un altro angoloquale divida in due parti il quadrangolo per modo che d'unoquadrangolo solo sia due triangoli. Fatto questoio descrivo nel quadrangolodella pittura attraverso una dritta linea dalle inferiori equedistantequaledall'uno lato all'altro passando super 'l centrico punto divida ilquadrangolo. Questa linea a me tiene uno termine quale niuna veduta quantitànon più alta che l'occhio che vedepuò sopragiudicare. E questaperchépassa per 'l punto centricodicasi linea centrica. Di qui interviene che gliuomini dipinti posti nell'ultimo braccio quadro della dipintura sono minori chegli altri. Qual cosa così esserela natura medesima a noi dimostra. Veggiamone' tempî i capi degli uomini quasi tutti ad una quantitàma i piedi de' piùlontani quasi corrispondere ad i ginocchi de' più presso.

21. Ma questa ragione di dividere il pavimento s'apartiene a quella partequale al suo luogo chiameremo composizione. E sono tali che io dubito sì per lanovità della materasì etiam per questa brevità del nostro comentaresarà non molto forse intesa da chi leggerà. E quanto sia difficile veggasinell'opere degli antiqui scultori e pittori. Forse perché era oscuraloro fuascosa e incognita. Appena vedrai alcuna storia antiqua attamente composta.

22. Da me sino a qui sono dette cose utili ma brieve ecome estimonon intutto oscure. Ma bene intendo quali sieno chedove in esse io posso acquistarelaude niuna di eloquenzaivi ancora chi non le comprende al primo aspettocostui appena mai con quanta sia fatica le apprenderà. Ma ad i sottili ingegnie atti alla pittura queste nostre cose in qualunque modo dette saranno facili ebellissime; e a chi altri sia rozzo e da natura poco dato a queste artinobilissimesaranno queste cosebenché da eloquentissimi scritteingrate. Danoi forse perché sono sanza eloquenza scrittesi leggeranno con fastidio. Mapriego mi perdoninose dove io in prima volli essere intesoebbi riguardo afare il nostro dire chiaro molto più che ornato. Quello che seguiràcredosarà meno tedioso a chi leggerà.

23. Dicemmo de' triangolidella pirramidedella intercesione quanto pareada dire; quale cosemia usanzasoglio appresso de' miei amici prolisso concerte dimostrazioni ieometrice esplicarequali in questi comentari per brevitàmi parve da lassare. Qui solo raccontai i primi dirozzamenti dell'artee perquesto così li chiamo dirozzamentiquali ad i pittori non eruditi dieno iprimi fondamenti a ben dipignere. Ma sono sì fatti che chi bene li conosceràcostui come allo ingegnocosì a conoscere la difinizione della pitturaintenderà quanto li giovi. Né sia chi dubiti quanto mai sarà buono alcunopittore coluiil quale non molto intenda qualunque cosa si sforzi di fare.Indarno si tira l'arco ove non hai da dirizzare la saetta. E voglio sia persuasoapresso di noi che solo colui sarà ottimo arteficeel quale arà imparatoconoscere gli orli delle superficie e ogni sua qualità. Così contrario mai saràbuon artefice chi non sarà diligentissimo a conoscere quanto abbiamo sino a quidetto.

24. Furono adunque cose necessarie queste intersegazioni e superficie.Seguita ad istituire il pittore in che modo possa seguire colla mano quanto aràcoll'ingegno compreso.

LIBRO SECONDO

25. Ma perché forse questo imparare ad i giovani può parere cosa faticosaparmi qui da dimostrare quanto la pittura sia non indegna da consumarvi ogninostra opera e studio. Tiene in sé la pittura forza divina non solo quanto sidice dell'amiciziaquale fa gli uomini assenti essere presentima più i mortidopo molti secoli essere quasi vivitale che con molta ammirazionedell'artefice e con molta voluttà si riconoscono. Dice PlutarcoCassandro unode' capitani di Allessandroperché vide l'immagine d'Allessandro re tremò contutto il corpo; Agesilao Lacedemonio mai permise alcuno il dipignesse oisculpisse: non li piacea la propia sua formache fuggiva essere conosciuto dachi dopo lui venisse. E così certo il viso di chi già sia mortoper lapittura vive lunga vita. E che la pittura tenga espressi gli iddii quali sianoadorati dalle gentiquesto certo fu sempre grandissimo dono ai mortaliperòche la pittura molto così giova a quella pietà per quale siamo congiunti agliiddiiinsieme e a tenere gli animi nostri pieni di religione. Dicono che Fidiafece in Elide uno iddio Giovela bellezza del quale non poco confermò la orapresa religione. E quanto alle delizie dell'animo onestissime e alla bellezzadelle cose s'agiugna dalla pitturapuossi d'altronde e in prima di qui vedereche a me darai cosa niuna tanto preziosaquale non sia per la pittura molto piùcara e molto più graziosa fatta. L'avoriole gemme e simili care cose per manodel pittore diventano più preziose; e anche l'oro lavorato con arte di pitturasi contrapesa con molto più oro. Anzi ancora il piombo medesimometallo in fragli altri vilissimofattone figura per mano di Fidia o Prassitelessi stimeràpiù prezioso che l'argento. Zeusis pittore cominciava a donare le sue cosequalicome diceanon si poteano comperare; né estimava costui potersiinvenire atto pregio quale satisfacesse a chi fingendodipignendo animaliséporgesse quasi uno iddio.

26. Adunque in sé tiene queste lode la pitturache qual sia pittore maestrovedrà le sue opere essere adoratee sentirà sé quasi giudicato un altroiddio. E chi dubita qui apresso la pittura essere maestrao certo non piccioloornamento a tutte le cose? Prese l'architettose io non erropure dal pittoregli architravile basei capitellile colonnefrontispici e simili tuttealtre cose; e con regola e arte del pittore tutti i fabriiscultoriognibottega e ogni arte si regge; né forse troverai arte alcuna non vilissima laquale non raguardi la pitturatale che qualunque truovi bellezza nelle cosequella puoi dire nata dalla pittura. Però usai di dire tra i miei amicisecondo la sentenza de' poetiquel Narcisso convertito in fiore essere dellapittura stato inventore; ché già ove sia la pittura fiore d'ogni arteivitutta la storia di Narcisso viene a proposito. Che dirai tu essere dipignerealtra cosa che simile abracciare con arte quella ivi superficie del fonte?Diceva Quintiliano ch'e' pittori antichi soleano circonscrivere l'ombre al solee così indi poi si trovò questa arte cresciuta. Sono chi dicono un certoFilocle egittoe non so quale altro Cleante furono di questa arte tra i primiinventori. Gli Egizi affermano fra loro bene anni se' milia essere la pitturastata in uso prima che fusse traslata in Grecia. Di Grecia dicono i nostritraslata la pittura dopo le vittorie di Marcello avute di Sicilia. Ma qui nonmolto si richiede sapere quali prima fussero inventori dell'arte o pittoripoiche non come Plinio recitiamo storiema di nuovo fabrichiamo un'arte dipitturadella quale in questa etàquale io vegganulla si truova scrittobenché dicono Eufranore istmio scrivesse non so che delle misure e de' colorie dicono che Antigono e Senocrate misono in lettere non so che pitturee diconoche Appelle scrisse a Perseo de pittura. Raconta Laerzio Diogenes che Demetriofece commentari della pittura. E così estimoquando tutte l'altre buone artifurono dai nostri maggiori acomandate alle letterecon quelle insieme dainostri latini scrittori fu la pittura non neglettagià che i nostri Toscaniantiquissimi furon in Italia maestri in dipignere peritissimi.

27. Giudica Trimegistovecchissimo scrittoreche insieme con la religionenacque la pittura e scoltura. Ma chi può qui negare in tutte le cose publiche eprivateprofane e religiose la pittura a sé avere prese tutte le partionestissimetale che mi pare cosa niuna tanto sempre essere stata estimata daimortali? Racontasi i pregi incredibili di tavole dipinte. Aristide tebano vendèuna sola pittura talenti cento; e dicono che Rodi non fu arsa da Demetrio reove temea che una tavola di Protogenes non perisse. Possiamo adunque quiaffermare che la città di Rodi fu ricomperata dai nemici con una soladipintura. Simile molte cose raccolse Plinioper le quali tu conoscerai i buonipittori sempre stati apresso di tutti in molto onoretanto che moltinobilissimi cittadinifilosafiancora e non pochi renon solo di cosedipintema e di sua mano dipignerle assai si dilettavano. Lucio Maniliocittadino romano e Fabio uomo nobilissimo furono dipintori. Turpilio cavaliereromano dipinse a Verona. Sitediouomo stato pretore e proconsoloacquistòdipignendo nome. Pacuvio poeta tragiconipote ad Ennio poetadipinse Ercole inforo romano. SocratePlatoneMetrodoroPirro furono in pittura conosciuti.NeroneValentiniano e Alessandro Severo imperadori furono studiosissimi inpittura. Ma sarebbe qui lungo racontare a quanti principi e re sia piaciuto lapittura. E ancora non mi pare da racontare tutta la turba degli antiqui pittoriquale quanto fusse grande vedilo quinci che a Demetrio Faleriofigliuolo diFanostratofurono fra quattrocento di trecentosessanta statueparte a cavalloparte sui carricompiute. E in questa terra in quale sia stato tanto numero discultoricredi che manco fussero pittori? Sono certo queste arti cognate e dauno medesimo ingegno nutritela pittura insieme con la scoltura. Ma io semprepreposi l'ingegno del pittoreperché s'aopera in cosa più difficile. Puretorniamo al fatto nostro.

28. Fu certo grande numero di scultori in que' tempi e di pittoriquando iprencipi e i plebei e i dotti e gl'indotti si dilettavano di pitturae quandofra le prime prede delle province si estendeano ne' teatri tavole dipinte eimmagini. E processe in tanto che Paolo Emilio e non pochi altri cittadiniromani fra le buone arti a bene e beato vivere ad i figliuoli insegnavano lapittura; quale ottimo costume molto apresso de' Greci s'osservava. Voleano che ifigliuoli bene allevati insieme con geometria e musica imparassono dipignere.Anzi fu ancora alle femine onore sapere dipignere. Marziafigliuola di Varronesi loda appresso degli scrittori che seppe dipignere. E fu in tanta lode e onoreapresso de' Greci la pitturache fecero editto e legge non essere ad i servilicito imparare pittura. Fecero certo beneperò che l'arte del dipigneresempre fu ad i liberali ingegni e agli animi nobili dignissima. E quant'iocerto così estimo ottimo indizio d'uno perfettissimo ingegno essere in chimolto si diletti di pittura; benché intervenga che questa una arte così stagrata ai dotti quanto agl'indottiqual cosa poco accade in quale altra si siaarteche quello qual diletti ai periti muova chi sia imperito. Né ispessotroverrai chi non molto desideri sé essere in pittura ben dotto. Anzi la naturamedesima pare si diletti di dipignerequale veggiamo quanto nelle fessure de'marmi spesso dipinga ipocentauri e più facce di re barbate e crinite. Anzi piùdicono che in una gemma di Pirro si trovò dipinto dalla natura tutte e nove leMuse distinte con suo segno. Agiugni a questo che niuna si truova arte in qualeogni età di periti e d'imperiti così volentieri s'affatichi ad impararla e aessercitarla. Sia licito confessare di me stesso. Io se mai per mio piacere mido a dipignere- qual cosa fo non raro quando dall'altre mie maggiori faccendeio truovo ozio -ivi con tanta voluttà sto fermo al lavoroche spesso mimaraviglio così avere passate tre o quattro ore.

29. Così adunque dà voluttà questa arte a chi bene la essercitie lodericchezze e perpetua fama a chi ne sia maestro. Quale cose così sendo quantodicemmose la pittura sia ottimo e antiquissimo ornamento delle cosedigna adi liberi uominigrata ai dotti e agl'indottimolto conforto i giovani studiosidiano quanto sia licito opera alla pittura. E poi amonisco chi sia studioso didipignere imparino questa arte. Sia a chi in prima cerca gloriarsi di pitturaquesta una cura grande ad acquistare fama e nomequale vedete gli antiqui avereagiunta. E gioveravvi ricordarvi che l'avarizia fu sempre inimica della virtù.Raro potrà acquistare nome animo alcuno che sia dato al guadagno. Vidi io moltiquasi nel primo fiore d'impararesubito caduti al guadagnoindi acquistare néricchezze né lodequali certo se avessero acresciuto suo ingegno con studiofacile sarebbono saliti in molta lode e ivi arebbono acquistato ricchezze epiacere assai. Ma di queste assai sino a qui sia detto. Torniamo a nostroproposito.

30. Dividesi la pittura in tre partiqual divisione abbiamo presta dallanatura. E dove la pittura studia ripresentare cose vedutenotiamo in che modole cose si veggano. Principiovedendo qual cosadiciamo questo essercosa quale occupa uno luogo. Qui il pittoredescrivendo questo spaziodiràquesto suo guidare uno orlo con linea essere circonscrizione. Apressorimirandolo conosciamo come più superficie del veduto corpo insieme convengano;e qui l'arteficesegnandole in suoi luoghidirà fare composizione. Ultimopiùdistinto discerniamo colori e qualità delle superficiequali ripresentandoliché ogni differenza nasce da' lumiproprio possiamo chiamarlo recezione dilumi.

31. Adunque la pittura si compie di circonscrizionecomposizionee riceveredi lumi. Seguita adunque dirne brevissimo. Prima diremo della circunscrizione.Sarà circunscrizione quella che descriva l'attorniare dell'orlo nella pittura.In questa dicono Parrasioquel pittore el quale appresso Senofonte favella conSocrateessere stato molto perito e molto avere queste linee essaminate. Io cosìdico in questa circonscrizione molto doversi osservare ch'ella sia di lineesottilissime fattaquasi tali che fuggano essere vedutein quali solea séAppelles pittore essercitare e contendere con Protogene; però che lacirconscrizione è non altro che disegnamento dell'orloquale ove sia fatto conlinea troppo apparentenon dimostrerà ivi essere margine di superficie mafessurae io desiderrei nulla proseguirsi circonscrivendo che solo l'andaredell'orlo; in qual cosa così affermo debbano molto essercitarsi. Niunacomposizione e niuno ricevere di lumi si può lodare ove non sia buonacirconscrizione aggiunta; e non raro pur si vede solo una buona circonscrizionecioè uno buono disegno per sé essere gratissimo. Qui adunque si dia principaleoperaa qualese bene vorremo tenerlanulla si può trovarequanto ioestimopiù acommodata cosa altra che quel veloquale io tra i miei amicisoglio appellare intersegazione. Quello sta così. Egli è uno velosottilissimotessuto rarotinto di quale a te piace coloredistinto con filipiù grossi in quanti a te piace paraleliqual velo pongo tra l'occhio e lacosa vedutatale che la pirramide visiva penetra per la rarità del velo.Porgeti questo velo certo non picciola commodità: primoche sempre tiripresenta medesima non mossa superficiedove tuposti certi terminisubitoritruovi la vera cuspide della pirramidequal cosa certo senza intercisionesarebbe difficile; e sai quanto sia impossibile bene contraffare cosa quale noncontinovo servi una medesima presenza. Di qui pertanto sono più facili aritrarre le cose dipinte che le scolpite. E conosci quantomutato la distanza emutato la posizione del centropaia quello che tu vedi molto alterato. Adunqueil velo ti daràquanto dissinon poca utilità ove sempre a vederla sarà unamedesima cosa. L'altra sarà utilità che tu potrai facile constituire i terminidegli orli e delle superficie. Ove in questo paralelo vedrai il fronteinquello e il nasoin un altro le guancein quel di sotto il mentoe così ognicosa distinto ne' suoi luoghicosì tu nella tavola o in parete vedi divisa insimili paraleliogni cosa a punto porrai. Ultimo a te darà il velo molto aiutoad imparare dipignerequando vedrai nel velo cose ritonde e rilevateper lequali cose assai potrai e con giudicio e con esperienza provare quanto a te siail nostro velo utilissimo.

32. Né io qui udirò quelli che dicano poco convenirsi al pittore usarsi aqueste cosequali bene che portino molto aiuto a bene dipignerepure sono sìfatte che poi senza quelle potrai nulla. Non credo io dal pittore si richieggainfinita faticama bene s'aspetti pittura quale molto paia rilevata esimigliata a chi ella si ritrae; qual cosa non intendo io sanza aiuto del veloalcuno mai possa. Adunque usino questa intercisionecioè veloqual dissi. Edove a loro piaccia provare l'ingegno suo senza velopure in prima notino itermini delle cose drento da' paraleli del veloo vero così seguitinorimirandole che sempre immaginino una linea a traverso ivi da un'altraperpendiculare essere segataove sia statuito quel termine. Ma perché non raroad i pittori inesperti sono gli orli delle superficie non conosciutidubbi eincerticome ne' visi degli uominiove non discernono che mezzo sia tra 'lfronte e le tempiepertanto conviensi loro insegnare in che modo possanoconoscere. Questo bene ci dimostra la natura. Veggiamo nelle piane superficieche ciascuna ci si dimostra con sue lineelumi e ombre; così ancora lesperich'e concave superficie veggiamo quasi divise in molte superficie quasiquadrate con diverse macchie di lumi e d'ombre. Pertanto ciascuna partecon suachiarità divisa da quella che sia oscurasi vuole avere per più superficie.Ma se una medesima superficie cominciando ombrosa a poco a poco venendo inchiaro continuaallora quello che fra loro sia il mezzo si noti con unasottilissima lineaacciò che ivi sia la ragione del colorire men dubbia.

33. Resta da dire della circonscrizione cosa quale non poco apartiene allacomposizione. Per questo si conviene sapere che sia in pittura composizione.Dico composizione essere quella ragione di dipignereper la quale le parti sicompongono nella opera dipinta. Grandissima opera del pittore sarà l'istoria:parte della istoria sono i corpi: parte de' corpi sono i membri: parte de'membri sono le superficie. E dove la circonscrizione non altro sia che certaragione di segnare l'orlo delle superficiepoi che delle superficie alcuna sitruova picciola come quella degli animalialcuna si truova grande come quelladegli edifici e de' colossidelle picciole superficie bastino i precetti sino aqui dettiquali dimostrano quanto s'apprendano col velo. Alle superficiemaggiori ci convien trovare nuove ragioni. Ma dobbiamo ricordarci di quanto disopra ne' dirozzamenti dicemmo delle superficiede' razzidella pirramide edella intersegazioneancora e de' paraleli del pavimentoe del centrico puntoe linea. Nel pavimento scritto con sue linee e paraleli sono da edificare muri esimili superficie quali appellammo giacenti. Qui adunque dirò brevissimo quelloche io faccio. Principiocomincio dai fondamenti. Pongo la larghezza ela lunghezza de' muri ne' suoi paraleliin quale descrizione seguo la naturain qual veggo che di niuno quadrato corpoquale abbia retti angoliad unotratto posso vedere d'intorno più che due facce congiunte. Così io questoosservo descrivendo i fondamenti dei pareti; e sempre in prima comincio dalle piùprossimane superficiemassime da quelle quali equalmente sieno distanti dallaintersegazione. Queste adunque metto inanzi l'altredescrivendo loro latitudinee longitudine in quelli paraleli del pavimentoin modo che quante io vogliaoccupare bracciatanto prendo paraleli. E a ritrovare il mezzo di ciascunoparalelo truovo dove l'uno e l'altro diamitro si sega insiemee così quantovoglio i fondamenti descrivo. Poi l'altezza seguo con ordine non difficilissimo.Conosco l'altezza del parete in sé tenere questa proporzioneche quanto siadal luogo onde essa nasce sul pavimento per sino alla centrica lineacon quellamedesima in su crescere. Onde se vorrai questa quantità dal pavimento persinoalla centrica linea essere l'altezza d'uno uomosaranno adunque queste bracciatre. Tu adunque volendo il parete tuo essere braccia dodicitre volte tantoandrai su in alto quanto sia dalla centrica linea persino a quel luogo delpavimento. Con queste ragioni così possiamo disegnare tutte le superficie qualiabbiano angolo.

34. Restaci a dire in che modo si disegnino le circulari. Tragonsi lecirculari delle angulari; e questo fo io così. Fo in sullo spazzo unoquadrangolo con angoli rettie divido i lati di questo quadrangolo in partesimili a quelle parti in quale divisi la linea iacente nel primo quadrangolodella pittura; e qui da ciascuno punto al suo oposito punto tiro lineee cosìrimane lo spazzo diviso in molti piccioli quadrangoli. Quivi io scrivo unocerchio quanto il voglio grandecosì che le linee de' piccioli quadrati e lalinea del circolo insieme l'una con l'altra si taglie noto tutti i punti diquesti tagliamentiquali luoghi segno ne' paraleli del pavimento nella miapittura. Ma perché sarebbe fatica estrema e quasi infinita con nuovi minoriparaleli dividere il cerchio in molti luoghie così con molto numero di puntiseguire continovando il circoloper questoquando io arò notato otto o piùtagliamentisegno con ingegno il mio circulo nella pittura guidando la linea datermine a termine. Forse sarebbe più brieve via corlo all'ombra? Certo sìdove il corpo quale facesse ombra fusse in mezzo posto con sua ragione in suoluogo. Dicemmo adunque in che modo coll'aiuto de' paraleli le superficie grandiacantonate e tonde si disegnino. Finita adunque la circunscrizionecioè ilmodo del disegnarerestaci a dire della composizione. Convienci repetere chesia composizione.

35. Composizione è quella ragione di dipignere con la quale le parti dellecose vedute si pongono insieme in pittura. Grandissima opera del pittore non unocollossoma istoria. Maggiore loda d'ingegno rende l'istoria che qual siacollosso. Parte della istoria sono i corpiparte de' corpi i membriparte de'membri la superficie. Le prime adunque parti del dipignere sono le superficie.Nasce della composizione delle superficie quella grazia ne' corpi quale diconobellezza. Vedesi uno visoil quale abbia sue superficie chi grandi e chipiccolequivi ben rilevate e qui ben drento ripostosimile al viso dellevecchierellequesto essere in aspetto bruttissimo. Ma quelli visi s'aranno lesuperficie giunte in modo che piglino ombre e lumi ameni e suaviné abbinoasperitate alcuna di rilevati canticerto diremo questi essere formosi edilicati visi. Adunque in questa composizione di superficie molto si cerca lagrazia e bellezza delle cose qualea chi voglia seguirlapare a me niuna piùatta e più certa via che di torla dalla naturaponendo mente in che modo lanaturamaravigliosa artefice delle cosebene abbia in be' corpi composte lesuperficie. A quale imitarlasi conviene molto avervi continovo pensieri ecurainsieme e molto dilettarsi del nostroqual di sopra dicemmovelo. Equando vogliamo mettere in opera quanto aremo compreso dalla naturaprimasempre aremo notato i termini dove tiriamo ad uno certo luogo nostre linee.

36. Sino a qui detto della composizione delle superficie. Seguita de' membri.Conviensi in prima dare opera che tutti i membri bene convengano. Converrannoquando e di grandezza e d'offizio e di spezie e di colore e d'altre simili cosecorrisponderanno ad una bellezza: ché se fusse in una dipintura il capograndissimo e il petto piccolola mano ampia e il piè enfiatoil corpogonfiatoquesta composizione certo sarebbe brutta a vederla. Adunque conviensitenere certa ragione circa alla grandezza de' membriin quale commensurazionegioverà prima allogare ciascuno osso dell'animalepoi apresso agiungere i suoimuscolidi poi tutto vestirlo di sue carne. Ma qui sarà chi mi contrapongaquanto di sopra dissiche al pittore nulla s'apartiene delle cose quali nonvede. Ben ramentano costoroma come a vestire l'uomo prima si disegna ignudopoi il circondiamo di pannicosì dipignendo il nudoprima pogniamo sue ossa emuscoliquali poi così copriamo con sue carni che non sia difficile intendereove sotto sia ciascuno moscolo. E poi che la natura ci ha porto in mezzo lemisureove si truova non poca utilità a riconoscerle dalla naturaivi adunquepiglino gli studiosi pittori questa faticaper tanto tenere a mente quello chepiglino dalla naturaquanto a riconoscerle aranno posto suo studio e opera. Unacosa ramentoche a bene misurare uno animante si pigli uno quale che suo membrocol quale gli altri si misurino. Vitruvio architetto misurava la lunghezzadell'omo coi piedi. A me pare cosa più degna l'altre membra si riferiscano alcapobenché ho posto mente quasi comune in tutti gli uomini che il piede tantoè lungo quanto dal mento al cocuzzolo del capo.

37. Così adunquepreso uno membrosi accommodi ogni altro membro in modoche niuno di loro sia non conveniente agli altri in lunghezza e in larghezza.Poi si provegga che ciascuno membro seguaa quello che ivi si faal suoofficio. Sta bene a chi corre non meno gittare le mani che i piedi; ma voglio unfilosafomentre che favelladimostri molto più modestia che arte dischermire. Lodasi una storia in Roma nella quale Meleagro mortoportatoaggrava quelli che portano il pesoe in sé pare in ogni suo membro ben mortoogni cosa pendemanidito e capo; ogni cosa cade languido; ciò che ve si dàad espriemere uno corpo mortoqual cosa certo è difficilissimaperò che inuno corpo chi saprà fingere ciascuno membro oziososarà ottimo artefice. Cosìadunque in ogni pittura si osservi che ciascuno membro faccia il suo officioche niuno per minimo articolo che siaresti ozioso. E sieno le membra de' mortisino all'unghie morte. Dei vivi sia ogni minima parte viva. Dicesi vivere ilcorpo quando a sua posta abbia certo movimento: dicesi morte dove i membri nonpiù possono portare gli offici della vitacioè movimento e sentimento.Adunque il pittorevolendo espriemere nelle cose vitafarà ogni sua parte inmoto; ma in ciascuno moto terrà venustà e grazia. Sono gratissimi i movimentie ben vivaci quelli e' quali si muovano in alto verso l'aere. Dicemmo ancoraalla composizione de' membri doversi certa spezie: e sarebbe cosa assurda se lemani di Elena o di Efigenia fussero vecchizze e zoticheo se in Nestor fusse ilpetto tenero e il collo dilicatoo se a Ganimede fusse la fronte crespa o lecoscie d'un facchinoo se a Milonefra gli altri gagliardissimofusseno ifianchi magrolini e sottiluzzi. E ancora in quella figurain quale fusse ilviso fresco e lattososarebbe sozzo soggiungervi le braccia e le mani seccheper magrezza. Così chi dipignesse Acamenidetrovato da Enea in su quell'isolacon quella faccia quale Virgilio il descrivenon seguendo gli altri membri atanta tisichezzasarebbe pittore da farsene beffe. Pertanto così convienetutte le membra condicano ad una spezie. E ancora voglio le membra corrispondanoad uno coloreperò che a chi avesse il viso rosatocandido e venustoacostui poco s'affarebbe il petto e l'altre membra brutte e sucide.

38. Adunque nella composizione de' membri dobbiamo seguire quanto dissi dellagrandezzaofficiospezie e colori. Poi apresso ogni cosa seguiti ad una dignità.Sarebbe cosa non conveniente vestire Venere o Minerva con uno capperone dasaccomanno: simile sarebbe vestire Marte o Giove con una vesta di femmina.Curavano gli antiqui dipintoridipignendo Castor e Polucefare che paresserofratellima nell'uno apparesse natura pugnacenell'altro agilità. Facevanoancora che a Vulcano sotto la vesta parea il suo vizio di zopicaretanto era inloro studio espriemere officiospezie e dignità a qualunque cosa dipignessero.

39. Seguita la composizione de' corpinella quale ogni lode e ingegno delpittore consiste. Alla quale composizione certe cose dette nella composizionede' membri qui s'apartengono. Conviensi che i corpi insieme si confacciano inistoria con grandezza e con adoperarsi. Chi dipignesse centauri far brigaapresso la cenasarebbe cosa innetta in tanto tumulto che alcuno carico di vinostesse adormentato. E sarebbe vizio se in pari distanza l'uno fusse più chel'altro maggioreo se ivi fussero e' cani equali ai cavalliovero sequelloche spesse volte veggoivi fusse uomo alcuno nello edificio quasi come in unoscrigno inchiusodove apena sedendo vi si assetti. Adunque tutti i corpi pergrandezza e suo officio s'aconfaranno a quello che ivi nella storia si facci.

40. Sarà la storiaqual tu possa lodare e maravigliaretale che con suepiacevolezze si porgerà sì ornata e gratache ella terrà con diletto emovimento d'animo qualunque dotto o indotto la miri. Quello che prima dà voluttànella istoria viene dalla copia e varietà delle cose. Come ne' cibi e nellamusica sempre la novità e abondanza tanto piace quanto sia differente dallecose antique e consuetecosì l'animo si diletta d'ogni copia e varietà. Perquesto in pittura la copia e varietà piace. Dirò io quella istoria esserecopiosissima in quale a' suo luoghi sieno permisti vecchigiovanifanciullidonnefanciullefanciullinipollicatelliniuccellinicavallipecoreedificiprovincee tutte simili cose: e loderò io qualunque copia quale s'apartengaa quella istoria. E intervienedove chi guarda soprasta rimirando tutte lecoseivi la copia del pittore acquisti molta grazia. Ma vorrei io questa copiaessere ornata di certa varietàancora moderata e grave di dignità everecundia. Biasimo io quelli pittori qualidove vogliono parere copiosi nullalassando vacuoivi non composizionema dissoluta confusione disseminano;pertanto non pare la storia facci qualche cosa degnama sia in tumultoaviluppata. E forse chi molto cercherà dignità in sua storiaa costui piaceràla solitudine. Suole ad i prencipi la carestia delle parole tenere maestàdovefanno intendere suoi precetti. Così in istoria uno certo competente numero dicorpi rende non poca dignità. Dispiacemi la solitudine in istoriapure né peròlaudo copia alcuna quale sia sanza dignità. Ma in ogni storia la varietàsempre fu iocondae in prima sempre fu grata quella pittura in quale sieno icorpi con suoi posari molto dissimili. Ivi adunque stieno alcuni ritti emostrino tutta la facciacon le mani in alto e con le dita lietefermi in suun piè. Agli altri sia il viso contrario e le braccia remissecoi piediagiunti. E così a ciascuno sia suo atto e flessione di membra: altri seggaaltri si posi su un ginocchioaltri giacciano. E se così ivi sia licitosievialcuno ignudoe alcuni parte nudi e parte vestitima sempre si serva allavergogna e alla pudicizia. Le parti brutte a vedere del corpoe l'altre similiquali porgono poca graziasi cuoprano col pannocon qualche fronde o con lamano. Dipignevano gli antiqui l'immagine d'Antigono solo da quella parte delviso ove non era mancamento dell'occhio. E dicono che a Pericle era suo capolungo e bruttoe per questo dai pittori e dagli scultorinon come gli altriera col capo nudoma col capo armato ritratto. E dice Plutarco gli antiquipittoridipignendo i rese in loro era qualche vizionon volerlo però esserenon notatoma quanto potevanoservando la similitudinelo emendavano. Cosìadunque desidero in ogni storia servarsi quanto dissi modestia e verecundiaecosì sforzarsi che in niuno sia un medesimo gesto o posamento che nell'altro.

41. Poi moverà l'istoria l'animo quando gli uomini ivi dipinti moltoporgeranno suo propio movimento d'animo. Interviene da naturaquale nulla piùche lei si truova rapace di cose a sé simileche piagniamo con chi piangeeridiamo con chi ridee doglianci con chi si duole. Ma questi movimenti d'animosi conoscono dai movimenti del corpo. E veggiamo quanto uno atristitoperchéla cura estrigne e il pensiero l'assediastanno con sue forze e sentimentiquasi balorditenendo sé stessi lenti e pigri in sue membra palide emalsostenute. Vedrai a chi sia malinconico il fronte premutola cervicelanguidaal tutto ogni suo membro quasi stracco e negletto cade. Veroa chisia iratoperché l'ira incita l'animoperò gonfia di stizza negli occhi enel visoe incendesi di coloree ogni suo membroquanto il furoretantoardito si getta. Agli uomini lieti e gioiosi sono i movimenti liberi e con certeinflessioni grati. Dicono che Aristide tebano equale ad Appelle molto conosceaquesti movimentiquali certo e noi conosceremo quando a conoscerli porremostudio e diligenza.

42. Così adunque conviene sieno ai pittori notissimi tutti i movimenti delcorpoquali bene impareranno dalla naturabene che sia cosa difficile imitarei molti movimenti dello animo. E chi mai credessese non provandotanto esseredifficilevolendo dipignere uno viso che ridaschifare di non lo farepiuttosto piangioso che lieto? E ancora chi mai potesse senza grandissimo studioespriemere visi nei quale la boccail mentogli occhile guanceil fronteiciglitutti ad uno ridere o piangere convengono? Per questo molto conviensiimpararli dalla naturae sempre seguire cose molto pronte e quali lassino dapensare a chi le guarda molto più che egli non vede. Ma che noi racontiamoalcune cose di questi movimentiquali parte fabbricammo con nostro ingegnoparte imparammo dalla natura. Parmi in prima tutti e' corpi a quello si debbanomuovere a che sia ordinata la storia. E piacemi sia nella storia chi ammonisca einsegni a noi quello che ivi si faccio chiami con la mano a vedereo con visocruccioso e con gli occhi turbati minacci che niuno verso loro vadao dimostriqualche pericolo o cosa ivi maravigliosao te inviti a piagnere con loroinsieme o a ridere. E così qualunque cosa fra loro o teco facciano i dipintitutto apartenga a ornare o a insegnarti la storia. Lodasi Timantes di Cipri inquella tavola in quale egli vinse Colocentrioche nella imolazione di Efigeniaavendo finto Calcante mestoUlisse più mestoe in Menelao poi avesse consuntoogni suo arte a molto mostrarlo adoloratonon avendo in che modo mostrare latristezza del padrea lui avolse uno panno al capoe così lassò si pensassequal non si vedea suo acerbissimo merore. Lodasi la nave dipinta a Romainquale el nostro toscano dipintore Giotto pose undici discepoli tutti commossi dapaura vedendo uno de' suoi compagni passeggiare sopra l'acquaché ivi espresseciascuno con suo viso e gesto porgere suo certo indizio d'animo turbatotaleche in ciascuno erano suoi diversi movimenti e stati. Ma piacemi brevissimopassare tutto questo luogo de' movimenti.

43. Sono alcuni movimenti d'animo detti affezionecome iradoloregaudio etimoredesiderio e simili. Altri sono movimenti de' corpi. Muovonsi i corpi inpiù modicrescendodiscrescendoinfermandosiguarendo e mutandosi da luogoa luogo. Ma noi dipintorii quali vogliamo coi movimenti delle membra mostrarei movimenti dell'animosolo riferiamo di quel movimento si fa mutando el luogo.Qualunque cosa si muove da luogo può fare sette vie: in suuno; in giùl'altro; in destrail terzo; in sinistrail quarto; colà lunge movendosi diquio di là venendo in qua; il settimoandando attorno. Questi adunque tuttimovimenti desidero io essere in pittura. Sianvi corpi alcuni quali si porganoverso noialcuni si porgano in qua verso e in làe d'uno medesimo alcuneparti si dimostrino a chi guardaalcune si retrianoalcune stieno alteealcune basse. Ma perché talora in questi movimenti si truova chi passa ogniragionemi piace qui de' posari e de' movimenti raccontare alcune cose quali horaccolte dalla naturaonde bene intenderemo con che moderazione si debbanousare. Posi mente come l'uomo in ogni suo posare sottostatuisca tutto il corpo asostenere il capomembro fra gli altri gravissimoe posandosi in uno pièsempre ferma il piè perpendiculare sotto il capo quasi come base d'una colonnae quasi sempre di chi stia diritto il viso si porge dove si dirizzi il piè. Imovimenti del capo veggo quasi sempre essere tale che sotto a sé hanno qualcheparte del corpo a sostenerlotanto è grande peso quello del capo; overo certoin contraria parte quasi come stile d'una bilancia distende uno membro qualecorrisponda al peso del capo. E veggiamo che chi sul braccio disteso sostieneuno peso fermando il piè quasi come ago di bilanciatutta l'altra parte delcorpo si contraponga a contrapesare il peso. Parmi ancora chealzando il caponiuno più porga la faccia in alto se non quanto vegga in mezzo il cieloné inlato alcuno più si volge il viso se non quanto il mento tocchi la spalla; inquella parte del corpo ove ti cigniquasi mai tanto ti torci che la punta dellaspalla sia perpendiculare sopra il bellico. I movimenti delle gambe e dellebraccia sono molto liberima non vorrei io coprissero alcuna degna e onestaparte del corpo. E veggo dalla natura quasi mai le mani levarsi sopra il caponéle gomita sopra la spallané sopra il ginocchio il piedené tra uno piè adun altro essere più spazio che d'uno solo piede. E posi mente distendendo inalto una manoche persino al piede tutta quella parte del corpo la susseguatale che il calcagno medesimo del piè si leva dal pavimento.

44. Simile molte cose uno diligente artefice da sé a sé noterà; e forsequali dissi cose tanto sono in pronto che paiono superflue recitare. Ma perchéveggio non pochi in quelle errareparsemi da non tacerle. Truovasi chiesprimendo movimenti troppo arditie in una medesima figura facendo che ad untratto si vede il petto e le renicosa impossibile e non condicentecredonoessere lodatiperché odono quelle immagini molto parer vive quali moltogettino ogni suo membroe per questo in loro figure fanno parerle schermidori eistrioni senza alcuna degnità di pitturaonde non solo sono senza grazia edolcezzama più ancora mostrano l'ingegno dell'artefice troppo fervente efurioso. E conviensi alla pittura avere movimenti soavi e graticonvenienti aquello ivi si facci. Siano alle vergini movimenti e posari ariosipieni disemplicitàin quali piuttosto sia dolcezza di quiete che gagliardiabene chead Omeroquale seguitò Zeosispiacque la forma fatticcia persino in le femine.Siano i movimenti ai garzonetti leggieriiocondicon una certa demostrazionedi grande animo e buone forze. Sia nell'uomo movimenti con più fermezza ornaticon belli posari e artificiosi. Sia ad i vecchi loro movimenti e posaristracchi: non solo in su due pièma ancora si sostenghino sulle mani. E cosìa ciascuno con dignità siano i suoi movimenti del corpo ad espriemere qual vuoimovimento d'animo; e delle grandissime perturbazione dell'animosimile sienograndissimi movimenti delle membra. E questa ragione dei movimenti comune siosservi in tutti gli animanti. Già non si aconfà ad uno bue aratore darli que'movimenti quali daresti a Bucefalasgagliardissimo cavallo d'Alessandro. Forsefacendo Ioquale fu conversa in vaccacorrere colla coda rittarintorcigliatacol collo ertocoi piè levatisarebbe atta pittura.

45. Basti così avere discorso il movimento degli animanti. Orapoi cheancora le cose non animate si muovono in tutti quelli modi quali di sopradicemmoadunque e di queste diremo. Dilettano nei capellinei crinine' ramifrondi e veste vedere qualche movimento. Quanto certo a me piace ne' capellivedere quale io dissi sette movimenti: volgansi in uno giro quasi volendoanodarsie ondeggino in aria simile alle fiamme; parte quasi come serpe sitessano fra gli altriparte crescendo in qua e parte in là; così i rami orain alto si torcanoora in giùora in fuoriora in dentroparte sicontorcano come funi. Medesimo ancora le pieghe faccianoe nascano le pieghecome al tronco dell'albero i suo rami. In questo adunque si seguano tutti imovimenti tale che parte niuna del panno sia senza vacuo movimento. Ma sianoquanto spesso ricordoi movimenti moderati e dolcipiù tosto quali porganograzia a chi miri che maraviglia di fatica alcuna. Ma dove così vogliamo ad ipanni suoi movimentisendo i panni di natura gravi e continuo cadendo a terraper questo starà bene in la pittura porvi la faccia del vento zeffiro o austroche soffi tra le nuvoleonde i panni ventoleggino; e quinci verrà a quellagrazia che i corpi da questa parte percossi dal ventosotto i panni in buonaparte mostreranno il nudodall'altra parte i panni gittati dal vento dolcevoleranno per aria. E in questo ventoleggiare guardi il pittore non ispiegarealcuno panno contro il vento; e così tutto osservi quanto dicemmo de' movimentidegli animali e delle cose non animate. Ancora con diligenza séguiti quantoracontammo della composizione delle superficiede' membri e de' corpi.

46. Resta a dire del ricevere de' lumi. Ne' dirozzamenti di sopra assaidimostrammo quanto i lumi abbiano forza a variare i coloriché insegnammo comeistando uno medesimo coloresecondo il lume e l'ombra che riceve altera suaveduta: e dicemmo che 'l bianco e 'l nero al pittore esprimea l'ombra e ilchiaroretutti gli altri colori essere al pittore come materia a qualeaggiugnesse più o meno ombra o lume. Adunque lassando l'altre cosequi soloresta a dire in che modo abbia il pittore usare suo bianco e nero. Dicono chegli antiqui pittori Polignoto e Timante usavano solo colori quattroe Aglaofonsi maravigliano si dilettasse dipignere in uno solo semplice colorequasi comefusse poco in quanto estimavano grandissimo numero di colorise quegli ottimidipintori avessero eletti quelli pochie ad uno copioso artefice credeanoconvenirsi tutta la moltitudine de' colori. Certo affermo che alla grazia e lodedella pittura la copia e varietà de' colori molto giova. Ma voglio cosìestimino i dottiche tutta la somma industria e arte sta in sapere usare ilbianco e 'l neroe in ben sapere usare questi due conviensi porre tutto lostudio e diligenza. Però che il lume e l'ombra fanno parere le cose rilevatecosì il bianco e 'l nero fa le cose dipinte parere rilevatee dà quella lodequale si dava a Nitia pittore ateniese. Dicono che Zeusisantiquissimo efamosissimo dipintorefu quasi prencipe degli altri in conoscere la forza de'lumi e dell'ombre: agli altri poco fu data simile loda. Ma io quasi mai estimeròmezzano dipintore quello quale non bene intenda che forza ogni lume e ombratenga in ogni superficie. Iocoi dotti e non dottiloderò quelli visi qualicome scolpiti parranno uscire fuori della tavolae biasimerò quelli visi inquali vegga arte niuna altra che solo forse nel disegno. Vorrei io un buonodisegno ad una buona composizione bene essere colorato. Così adunque in primastudino circa i lumi e circa all'ombree pongano mente come quella superficiepiù che l'altra sia chiara in quale feriscano i razzi del lumee comedovemanca la forza del lumequel medesimo colore diventa fusco. E notino che semprecontro al lume dall'altra parte corrisponda l'ombratale che in corpo niuno saràparte alcuna luminataa cui non sia altra parte diversa oscura. Ma quanto adimitare il chiarore col bianco e l'ombra col neroammonisco molto abbino studioa conoscere distinte superficiequanto ciascuna sia coperta di lume o d'ombra.Questo assai da te comprenderai dalla natura; e quando bene le conosceraiivicon molta avariziadove bisognicomincerai a porvi il biancoe subitocontrario ove bisogni il neroperò che con questo bilanciare il bianco colnero molto si scorge quanto le cose si rilievino. E così pure con avarizia apoco a poco seguirai acrescendo più bianco e più nero quanto basti. E sarattia ciò conoscere buono giudice lo specchioné so come le cose ben dipintemolto abbino nello specchio grazia: cosa maravigliosa come ogni vizio dellapittura si manifesti diforme nello specchio. Adunque le cose prese dalla naturasi emendino collo specchio.

47. Qui vero raccontiamo cose quali imparammo dalla natura. Posi mente chealla superficie piana in ogni suo luogo sta il colore uniforme; nelle superficiecave e sperice piglia il colore variazioneperò ch'è qui chiaroivi oscuroin altro luogo mezzo colore. Questa alterazione de' colori inganna gli sciocchipittoriquali secome dicemmobene avessono disegnato gli orli dellesuperficiesentirebbono facile il porvi i lumi. Così farebbono: prima quasicome leggerissima rugiada per infino all'orlo coprirebbono la superficie di qualbisognasse bianco o nero; di poi sopra a questa un'altrae poi un'altra; e cosìa poco a poco farebbono che dove fusse più lumeivi più bianco da tornomancando il lumeil bianco si perderebbe quasi in fummo. E simile contrariofarebbero del nero. Ma ramentisi mai fare bianca alcuna superficie tanto cheancora non possa farla vie più bianca. Se bene vestissi di panni candidissimiconvienti fermare molto più giù che l'ultima bianchezza. Truova il pittorecosa niuna altro che 'l bianco con quale dimostri l'ultimo lustro d'unaforbitissima spadae solo il nero a dimostrare l'ultime tenebre della notte. Evedesi forza in ben comporre bianco presso a neroche vasi per questo paianod'argentod'oro e di vetroe paiono dipinti risplendere. Per questo molto sibiasimi ciascuno pittore il quale senza molto modo usi bianco o nero.Piacerebbemi apresso de' pittori il bianco si vendesse più che le preziosissimegemme caro. Sarebbe certo utile il bianco e nero si facesse di quellegrossissime perle quale Cleopatra distruggeva in acetoché ne sarebbono quantodebbono avari e massaie sarebbero loro opere più al vero dolci e vezzose. Nési può dire quanto di questi si convenga masserizia al dipintore. E se pure indistribuirli peccanomeno si riprenda chi adoperi molto neroche chi non benedistende il bianco. Di dì in dì fa la natura che ti viene in odio le coseorride e oscure; e quanto più facendo imparitanto più la mano si fa dilicataa vezzosa grazia. Certo da natura amiamo le cose aperte e chiare. Adunque piùsi chiuda la via quale più stia facile a peccare.

48. Detto del bianco e nerodiremo degli altri colorinon come Vitruvioarchitetto in che luogo nasca ciascuno ottimo e ben provato colore; ma diremo inche modo i colori ben triti s'adoperino in pittura. Dicono che Eufranorantiquissimo dipintorescrisse non so che de' colori: non si truova oggi. Noiveroi qualise mai da altri fu scrittaabbiamo cavata quest'arte disotterrao se non mai fu scrittal'abbiamo tratta di cieloseguiamo quantosino a qui facemmo con nostro ingegno. Vorrei nella pittura si vedessero tutti igeneri e ciascuna sua spezie con molto diletto e grazia a rimirarla. Sarà ivigrazia quando l'uno colore apressomolto sarà dall'altro differente; che sedipignerai Diana guidi il corosia a questa ninfa panni verdia quellabianchiall'altra rosatiall'altra croceie così a ciascuna diversi coloritale che sempre i chiari sieno presso ad altri diversi colori oscuri. Sarà perquesta comparazione ivi la bellezza de' colori più chiara e più leggiadra. Etruovasi certa amicizia de' coloriche l'uno giunto con l'altro li porge dignitàe grazia. Il colore rosato presso al verde e al cilestro si danno insieme onoree vista. Il colore bianco non solo appresso il cenericcio e appresso il croceoma quasi presso a tutti postoporge letizia. I colori oscuri stanno fra ichiari non sanza alcuna dignitàe così i chiari bene s'avolgano fra glioscuri. Così adunquequanto dissiil pittore disporrà suo colori.

49 Truovasi chi adopera molto in sue storie oroche stima porga maestà. Nonlo lodo. E benché dipignesse quella Didone di Virgilioa cui era la faretrad'oroi capelli aurei nodati in oroe la veste purpurea cinta pur d'oroifreni al cavallo e ogni cosa d'oronon però ivi vorrei punto adoperassi oroperò che nei colori imitando i razzi dell'oro sta più ammirazione e lodeall'artefice. E ancora veggiamo in una piana tavola alcune superficie ove sial'oroquando deono essere oscure risplenderee quando deono essere chiareparere nere. Dico bene che gli altri fabrili ornamenti giunti alla pitturaqualsono colunne scolpitebasecapitelli e frontispicinon li biasimerò se benfussero d'oro purissimo e massiccio. Anzi più una ben perfetta storia meritaornamenti di gemme preziosissime.

50. Sino a qui dicemmo brevissime di tre parti della pittura. Dicemmo dellacirconscrizione delle minori e maggiori superficie. Dicemmo della composizionedelle superficiemembri e corpi. Dicemmo de' colori quanto all'uso del pittoreestimammo s'apartenesse. Adunque così esponemmo tutta la pitturaquale dicemmostava in queste tre cose: circonscrizionecomposizione e ricevere di lumi

LIBRO TERZO

51. Ma poi che ancora altre utili cose restano a fare uno pittore tale chepossa seguire intera lodeparmi in questi commentari da non lassarlo. Dirennemolto brevissimo.

52. Dico l'officio del pittore essere così descrivere con linee e tignerecon colori in qual sia datoli tavola o parete simile vedute superficie diqualunque corpoche quelle ad una certa distanza e ad una certa posizione dicentro paiano rilevate e molto simili avere i corpi; la fine della pitturarendere grazia e benivolenza e lode allo artefice molto più che ricchezze. Eseguiranno questo i pittori ove la loro pittura terrà gli occhi e l'animo dichi la miri; qual cosa come possa farlo dicemmo di sopra dove trattammo dellacomposizione e del ricevere de lumi. Ma piacerammi sia il pittoreper benepotere tenere tutte queste coseuomo buono e dotto in buone lettere. E saciascuno quanto la bontà dell'uomo molto più vaglia che ogni industria o artead acquistarsi benivolenza da' cittadinie niuno dubita la benivolenza di moltimolto all'artefice giovare a lode insieme e al guadagno. E interviene spesso chei ricchimossi più da benivolenza che da maravigliarsi d'altrui arteprimadanno guadagno a costui modesto e buonolassando adrieto quell'altro pittoreforse migliore in arte ma non sì buono in costumi. Adunque conviensiall'artefice molto porgersi costumatomassime da umanità e facilitàe cosìarà benivolenzafermo aiuto contro la povertàe guadagniottimo aiuto abene imparare sua arte.

53. Piacemi il pittore sia dottoin quanto e' possain tutte l'artiliberali; ma in prima desidero sappi geometria. Piacemi la sentenza di Panfiloantiquo e nobilissimo pittoredal quale i giovani nobili cominciarono adimparare dipignere. Stimava niuno pittore potere bene dipignere se non sapeamolta geometria. I nostri dirozzamentidai quali si esprieme tutta la perfettaassoluta arte di dipigneresaranno intesi facile dal geometra. Ma chi siaignorante in geometriané intenderà quelle né alcuna altra ragione didipignere. Pertanto affermo sia necessario al pittore imprendere geometria. Efarassi per loro dilettarsi de' poeti e degli oratori. Questi hanno moltiornamenti comuni col pittore; e copiosi di notizia di molte cosemoltogioveranno a bello componere l'istoriadi cui ogni laude consiste in lainvenzionequale suole avere questa forzaquanto vediamoche sola senzapittura per sé la bella invenzione sta grata. Lodasi leggendo quelladiscrezione della Calunniaquale Luciano racconta dipinta da Appelle. Parmicosa non aliena dal nostro proposito qui narrarlaper ammonire i pittori in checose circa alla invenzione loro convenga essere vigilanti. Era quella pitturauno uomo con sue orecchie molte grandissimeapresso del qualeuna di qua e unadi làstavano due femmine: l'una si chiamava Ignoranzal'altra si chiamavaSospezione. Più in là veniva la Calunnia. Questa era una femmina a vederlabellissimama parea nel viso troppo astuta. Tenea nella sua destra mano unaface incesa; con l'altra mano trainavapreso pe' capelliuno garzonettoilquale stendea suo mani alte al cielo. Ed eravi uno uomo palidobruttotuttolordocon aspetto iniquoquale potresti assimigliare a chi ne' campi dell'armicon lunga fatica fusse magrito e riarso: costui era guida della Calunniaechiamavasi Livore. Ed erano due altre femmine compagne alla Calunniaquali alei aconciavano suoi ornamenti e panni: chiamasi l'una Insidie e l'altra Fraude.Drieto a queste era la Penitenzafemmina vestita di veste funeraliquale séstessa tutta stracciava. Dietro seguiva una fanciulletta vergognosa e pudicachiamata Verità. Quale istoria se mentre che si recita piacepensa quanto essaavesse grazia e amenità a vederla dipinta di mano d'Appelle.

54. Piacerebbe ancora vedere quelle tre sorelle a quali Esiodo pose nomeEgleEufronesis e Taliaquali si dipignevano prese fra loro l'una l'altra permano ridendocon la vesta scinta e ben monda; per quali volea s'intendesse laliberalitàché una di queste sorelle dàl'altra ricevela terza rende ilbenificio; quali gradi debbano in ogni perfetta liberalità essere. Adunque sivede quanta lode porgano simile invenzioni all'artefice. Pertanto consigliociascuno pittore molto si faccia famigliare ad i poetiretorici e agli altrisimili dotti di letteregià che costoro doneranno nuove invenzionio certoaiuteranno a bello componere sua storiaper quali certo acquisteranno in suapittura molte lode e nome. Fidiaspiù che gli altri pittori famosoconfessavaavere imparato da Omero poeta dipignere Iove con molta divina maestà. Cosìnoistudiosi d'imparare più che di guadagnodai nostri poeti impareremo piùe più cose utili alla pittura.

55. Ma non raro avviene che gli studiosi e cupidi d'impararenon meno sistraccano ove non sanno imparareche dove l'incresce la fatica. Per questodiremo in che modo si diventi in questa arte dotto. Niuno dubiti capo eprincipio di questa artee così ogni suo grado a diventare maestrodoversiprendere dalla natura. Il perficere l'arte si troverà con diligenzaassiduitate e studio. Voglio che i giovaniquali ora nuovi si danno a dipignerecosì facciano quanto veggo di chi impara a scrivere. Questi in prima separatoinsegnano tutte le forme delle letterequali gli antiqui chiamano elementi; poiinsegnano le silabe; poi apresso insegnano componere tutte le dizioni. Conquesta ragione ancora seguitino i nostri a dipignere. In prima imparino bendisegnare gli orli delle superficiee qui se essercitino quasi come ne' primielementi della pittura; poi imparino giugnere insieme le superficie; poiimparino ciascuna forma distinta di ciascuno membroe mandino a mente qualunquepossa essere differenza in ciascuno membro. E sono le differenze de' membri nonpoche e molto chiare. Vedrai a chi sarà il naso rilevato e gobbo; altri arannole narici scimmie o arovesciate aperte; altri porgerà i labri pendenti; alcunialtri aranno ornamento di labrolini magruzzi. E così essamini il pittorequalunque cosa a ciascuno membro essendo più o menoil facci differente. Enoti ancora quanto veggiamoche i nostri membri fanciulleschi sono ritondiquasi fatti a tornioe dilicati; nella età più provetta sono aspri ecanteruti. Così tutte queste cose lo studioso pittore conoscerà dalla naturae con sé stessi molto assiduo le essaminerà in che modo ciascuna stiaecontinuo starà in questa investigazione e opera desto con suo occhi e mente.Porrà mente il grembo a chi siede; porrà mente quanto dolce le gambe a chisegga sieno pendenti; noterà di chi stia dritto tutto il corponé sarà iviparte alcuna della quale non sappi suo officio e sua misura. E di tutte le partili piacerà non solo renderne similitudinema più aggiugnervi bellezzaperòche nella pittura la vaghezza non meno è grata che richiesta. A Demetrioantiquo pittoremancò ad acquistare l'ultima lode che fu curioso di fare coseassimigliate al naturale molto più che vaghe. Per questo gioverà pigliare datutti i belli corpi ciascuna lodata parte. E sempre ad imparare molta vaghezzasi contenda con istudio e con industria. Qual cosa bene che sia difficileperchénonne in uno corpo solo si truova compiute bellezzema sono disperse e rare inpiù corpipure si debba ad investigarla e impararla porvi ogni fatica.Interverrà come a chi s'ausi volgere e prendere cose maggioriche facilecostui potrà le minori: né truovasi cosa alcuna tanto difficile quale lostudio e assiduità non vinca.

56. Ma per non perdere studio e fatica si vuole fuggire quella consuetudined'alcuni sciocchii quali presuntuosi di suo ingegnosenza avere essemploalcuno dalla natura quale con occhi o mente seguanostudiano da sé a séacquistare lode di dipignere. Questi non imparano dipignere benema assuefannosé a' suoi errori. Fugge gl'ingegni non periti quella idea delle bellezzequale i bene essercitatissimi appena discernono. Zeusisprestantissimo e fragli altri essercitatissimo pittoreper fare una tavola qual pubblico pose neltempio di Lucina appresso de' Crotoniatinon fidandosi pazzamentequanto oggiciascuno pittoredel suo ingegnoma perché pensava non potere in uno solocorpo trovare quante bellezze egli ricercavaperché dalla natura non erano aduno solo datepertanto di tutta la gioventù di quella terra elesse cinquefanciulle le più belleper torre da queste qualunque bellezza lodata in unafemmina. Savio pittorese conobbe che ad i pittoriove loro sia niuno essemplodella natura quale elli seguitinoma pure vogliono con suoi ingegni giugnere lelode della bellezzaivi facile loro avverrà che non quale cercano bellezza contanta fatica troverannoma certo piglieranno sue pratiche non buonequali poiben volendo mai potranno lassare. Ma chi da essa natura s'auserà prenderequalunque facci cosacostui renderà sua mano sì essercitata che semprequalunque cosa farà parrà tratta dal naturale. Qual cosa quanto sia dalpittore a ricercarla si può intendereove poi che in una storia sarà uno visodi qualche conosciuto e degno uomobene che ivi sieno altre figure di artemolto più che questa perfette e gratepure quel viso conosciuto a sé imprimatrarrà tutti gli occhi di chi la storia raguardi: tanto si vede in sé tieneforza ciò che sia ritratto dalla natura. Per questo sempre ciò che vorremodipignere piglieremo dalla naturae sempre torremo le cose più belle.

57. Ma guarda non fare come moltiquali imparano disegnare in piccioletavolelle. Voglio te esserciti disegnando cose grandiquasi pari alripresentare la grandezza di quello che tu disegniperò che nei picciolidisegni facile s'asconde ogni gran vizionei grandi molto i bene minimi vizi siveggono. Scrive Galieno medico avere ne' suo tempi veduto scolpito in uno anelloFetonte portato da quattro cavallidei quali suo frenipetto e tutti i piedidistinti si vedeano. Ma i nostri pittori lassino queste lode agli scultori dellegemme; loro vero si spassino in campi maggiori di lode. Chi saprà ben dipignereuna gran figuramolto facile in uno solo colpo potrà quest'altre cose minuteben formare. Ma chi in questi piccioli vezzi e monili arà usato suo mano eingegnocostui facile errerà in cose maggiori.

58. Alcuni ritranno figure d'altri pittorie ivi cercano lode quale fu dataa Calamide scultorequanto referiscono che scolpì due tazze in quali cosìretratte cose prima simili fatte da Zenodoroche niuna differenza vi siconosceva. Ma certo i nostri pittori saranno in grandi errori se nonintenderanno che chi dipinse si sforzò ripresentarti cosaquale puoi vederenel nostro quale di sopra dicemmo velodolce e bene da essa natura dipinto. Ese pure ti piace ritrarre opere d'altruiperché elle più teco hanno pazienzache le cose vivepiù mi piace a ritrarre una mediocre scultura che una ottimadipinturaperò che dalle cose dipinte nulla più acquisti che solo sapereasimigliartelima dalle cose scolpite impari asimigliartie impari conoscere eritrarre i lumi. E molto giova a gustare i lumi socchiudere l'occhio e strignereil vedere coi peli delle palpebreacciò che ivi i lumi si veggano abacinati equasi come in intersegazione dipinti. E forse più sarà utile essercitarsi alrilievo che al disegno. E s'io non errola scultura più sta certa che lapittura; e raro sarà chi possa bene dipignere quella cosa della quale elli nonconosca ogni suo rilievo; e più facile si truova il rilievo scolpendo chedipignendo. Sia questo argomento atto quanto veggiamo che quasi in ogni etàsono stati alcuni mediocri scultorima truovi quasi niuno pittore non in tuttoda riderlo e disadatto.

59. Ma in quale ti essercitisempre abbi inanzi qualche elegante e singulareessempioquale tu rimirando ritria; e in ritrarlogiudico bisogni avere unadiligenza congiunta con prestezzache mai ponga lo stile o suo pennello seprima non bene con la mente arà constituito quello che egli abbi a faree inche modo abbia a condurlo; ché certo più sarà sicuro emendare gli erroricolla mente che raderli dalla pittura. E ancora quando saremo usati a fare nullasenza prima avere ordinatointerverracci che molto più che Asclipiodoro saremopittori velocissimiquale uno antiquo pittore dicono fra gli altri fudipignendo velocissimo. E l'ingegno mosso e riscaldato per essercitazione moltosi rende pronto ed espedito al lavoro; e quella mano seguita velocissimoqualesia da certa ragione d'ingegno ben guidata. E se alcuno si troverà pigroarteficecostui per questo così sarà pigroperché lento e temoroso tenteràquelle cose quale non arà prima fatte alla sua mente conosciute e chiare; ementre che s'avolgerà fra quelle tenebre d'errori e quasi come il cieco con suabacchettacosì lui con suo pennello tasterà questa e quest'altra via.Pertanto mai se non con ingegno scorgidorebene eruditomai porrà mano a suolavoro.

60. Ma poi che la istoria è summa opera del pittorein quale dee essereogni copia ed eleganza di tutte le coseconviensi curare sappiamo dipignere nonsolo uno uomoma ancora cavallicani e tutti altri animalie tutte altre cosedegne d'essere vedute. Questo così conviensi per bene fare copiosa la nostraistoria; cosa qual ti confesso grandissimae a chi si fusse dagli antiqui nonmolto concessache uno in ogni cosanon dico eccellente fussema mediocredotto. Pure affermo dobbiamo sforzarci che per nostra negligenza quelle cose nonmanchino quale acquistate rendono lodee neglette lassano biasimo. Nitiasateniese pittorediligente dipinse femmine. Eraclides fu lodato in dipignerenavi. Serapion non potea dipignere uomini; altra qual vuoi cosa molto dipigneabene. Dionisio nulla potea dipignere altri che uomini. Allessandroquello ilquale dipinse il portico di Pompeosopra gli altri bene dipignea animalimassime cani. Aurelio che sempre amavasolo dipignendo dee ritraeva i loro visiquali esso amava. Fidias in dimostrare la maestà degli iddii più dava operache in seguire la bellezza degli uomini. Eufranore si dilettava espriemere ladegnità de' signorie in questo avanzò tutti gli altri. Così a ciascuno funon equali facultà; e diede la natura a ciascuno ingegno sue proprie dotedelle quali non però in tanto dobbiamo essere contenti che per negligenzalassiamo di tentare quanto ancora più oltre con nostro studio possiamo. Econviensi cultivare i beni della natura con studio ed essercizioe così di dìin dì farle maggiori; e conviensi per nostra negligenza nulla pretermetterequale a noi possa retribuere lode.

61. E quando aremo a dipignere storiaprima fra noi molto penseremo qualmodo e quale ordine in quella sia bellissimae faremo nostri concetti e modellidi tutta la storia e di ciascuna sua parte primae chiameremo tutti gli amici aconsigliarci sopra a ciò. E così ci sforzeremo avere ogni parte in noi primaben pensatatale che nella opera abbi a essere cosa alcunaquale nonintendiamo ove e come debba essere fatta e collocata. E per meglio di tutto avercertezzasegneremo i modelli nostri con paralelionde nel publico lavorotorremo dai nostri congettiquasi come da privati commentariogni stanza esito delle cose. In lavorare la istoria aremo quella prestezza di farecongiunta con diligenzaquale a noi non dia fastidio o tedio lavorandoefuggiremo quella cupidità di finire le cose quale ci facci abboracciare illavoro. E qualche volta si conviene interlassare la fatica del lavorarericreando l'animo. Né giova fare come alcuniintraprendere più operecominciando oggi questa e domani quest'altrae così lassarle non perfettemaqual pigli operaquesta renderla da ogni parte compiuta. Fu uno a cui Appellesrisposequando li mostrava una sua dipinturadicendo: «oggi feci questo»;disseli: «non me ne maraviglio se bene avessi più altre simili fatte». Vidiio alcuni pittoriscultoriancora rettorici e poeti- se in questa età sitruovano rettorici o poeti- con ardentissimo studio darsi a qualche operapoifreddato quello ardore d'ingegnolassano l'opera cominciata e rozza e con nuovacupidità si danno a nuove cose. Io certo vitupero così fatti uominiperò chequalunque vuole le sue cose esserea chi dopo vienegrate e acetteconvieneprima bene pensi quello che egli ha a faree poi con molta diligenza il rendabene perfetto. Né in poche cose più si pregia la diligenza che l'ingegno; maconviensi fuggire quella decimaggine di coloroi quali volendo ad ogni cosamanchi ogni vizio e tutto essere troppo pulitoprima in loro mani divental'opera vecchia e sucida che finita. Biasimavano gli antiqui Protogene pittoreche non sapesse levare la mano d'in sulla tavola. Meritamente questoperò chebenché si convenga sforzarequanto in noi sia ingegnoche le cose con nostradiligenza sieno ben fattepure volere in tutte le cose più che a te non siapossibilemi pare atto di pertinace e bizzarronon d'uomo diligente.

62. Adunque alle cose si dia diligenza moderatae abbisi consiglio degliamicie dipignendo s'apra a chiunque viene e odasi ciascuno. L'opera delpittore cerca essere grata a tutta la moltitudine. Adunque non si spregi ilgiudicio e sentenza della moltitudinequando ancora sia licito satisfare a lorooppenione. Dicono che Appellesnascoso drieto alla tavolaacciò che ciascunopotesse più libero biasimarlo e lui più onesto udirloudiva quanto ciascunobiasimava o lodava. Così io voglio i nostri pittori apertamente domandino oodano ciascuno quello che giudichie gioveralli questo ad acquistar grazia.Niuno si truova il quale non estimi onore porre sua sentenza nella faticaaltrui. E ancora poco mi pare da dubitare che gli invidi e detrattori nuocanoalle lode del pittore. Sempre fu al pittore ogni sua lode palesee sono allesue lode testimoni cose quale bene arà dipinte. Adunque oda ciascunoe imprimatutto bene pensi e bene seco gastighi; e quando arà udito ciascunocreda ai piùperiti.

63. Ebbi da dire queste cose della pitturaquali se sono commode e utili a'pittorisolo questo domando in premio delle mie faticheche nelle sue istoriedipingano il viso mioacciò dimostrino sé essere grati e me essere statostudioso dell'arte. E se meno satisfeci alle loro aspettazioninon peròvituperino me se ebbi animo traprendere matera sì grande. E se il nostroingegno non ha potuto finire quello che fu laude tentarepure solo il volerene' grandi e difficili fatti suole essere lode. Forse dopo me sarà chi emenderàe' nostri scritti errorie in questa dignissima e prestantissima arte sarannopiù che noi in aiuto e utile ad i pittoriquale io- se mai alcuno sarà-priego e molto ripriego piglino questa fatica con animo lieto e pronto in qualeessercitino suo ingegno e rendano questa arte nobilissima ben governata. Noi peròci reputeremo a voluttà primi aver presa questa palma d'avere ardito commendarealle lettere questa arte sottilissima e nobilissima. In quale impresadifficilissima se poco abbiamo potuto satisfare alla espettazione di chi ci halettoincolpino la natura non meno che noiquale impose questa legge allecoseche niuna si truovi arte quale non abbia avuto suoi inizi da cose mendose:nulla si truova insieme nato e perfetto. Chi noi seguiràse forse sarà alcunodi studio e d'ingegno più prestante che noicostuiquanto mi stimofarà lapittura assoluta e perfetta.